Continuano a crescere gli acquisti online. Nel 2023 sono arrivati in Italia a 54,2 miliardi di €, 6 miliardi in più rispetto all’anno precedente.  Questo dato indica chiaramente come le attività di e-commerce non rappresentano più un’esigenza dovuta dalle conseguenze pandemiche quanto un fenomeno culturale che si è instaurato all’interno del sistema economico italiano, soprattutto, per rispondere alle nuove generazioni che intravedono nel mondo dell’online una soluzione più comoda e flessibile al soddisfacimento delle proprie esigenze personali. La crescita è trasversale dal settore dei servizi (per esempio turismo, trasporti e ticketing) a quello dei prodotti (per esempio abbigliamento, beauty, elettronica e arredamento), l’unica nota di contrazione è rappresentata dal settore del Food, segno che gli italiani dopo la pandemia sono tornati a fare la spesa di persona, preferendo vedere quello che comprano per la cucina.

In questo contesto, un aspetto importante da evidenziare è come il mondo del commercio elettronico si sia aperto alle piccole e medie imprese che, a differenza dei grandi gruppi industriali, si approcciano talvolta con maggiore superficialità a questa nuova realtà, non considerando aspetti di natura fiscale e legali fondamentali.

Gli aspetti fiscali sono da approfondire da vari punti di vista:

  1. Inquadramento giuridico
  2. Regime fiscale

Per quanto riguarda l’inquadramento giuridico questa attività è da includersi tra quelle classificate come “commercio al dettaglio”. Come per ogni attività commerciale, bisognerà comunicare l’inizio attività in Camera di Commercio.

La forma giuridica rappresenta l’elemento imprescindibile quando si vuole aprire uno store online. La gestione può avvenire in forma societaria (attraverso la costituzione di una società di persone o una società di capitale) oppure, per avere un impatto inferiore sui costi iniziali (si pensi ai costi di costituzione di una società) e si è soli, si può procedere con l’apertura di una posizione fiscale individuale (partita IVA individuale).

Prima di procedere con l’inizio dell’attività è utile e necessario procedere con una analisi approfondita dei costi. La costituzione di uno store online porta con sé costi differenti rispetto ad un negozio fisico, ma comunque costi di avvio considerevoli (per esempio, si pensi ai costi inerenti al digital marketing sulle più comune e famose piattaforme social). Quindi, se si costituisce un e-shop con ingenti investimenti iniziali a titolo di magazzino e marketing, la forma societaria risulta essere chiaramente la soluzione migliore, potendo portare in deduzione i costi sostenuti, invece, se si vuole “sperimentare” il mercato testando eventuali strategie di marketing, l’apertura di una posizione individuale, anche in regime forfettario, può rappresentare la soluzione più efficiente.

Una volta definito l’inquadramento giuridico, è indispensabile assumere un corretto assetto fiscale. Il sistema fiscale italiano, infatti, non prevede forme di occasionalità per le attività commerciali; quindi, dalla prima vendita è necessario dichiarare il corrispettivo sia che si tratti di una forma societaria, sia che si tratta di una posizione individuale.

A partire dal 2023, per semplificare i controlli, per i soggetti che vendono su piattaforme digitali da parte dell’amministrazione finanziaria è subentrato uno strumento normativo molto ferreo: DAC 7.

Cosa prevede questa nuova stringente normativa?

Introdotta nel 2023, obbliga a tutte le piattaforme che operano online a comunicare all’agenzia delle entrate tutti quei soggetti che hanno compiuto più di 30 operazioni di vendita, oppure hanno venduto corrispettivi per un ammontare superiore ai 2.000 €, sempre durante l’anno solare. Tale normativa ha l’obiettivo di agevolare i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ricordiamo come, in caso l’amministrazione finanziaria intraveda nelle attività di vendita un'attività commerciale, si può incorrere in ingenti sanzioni, quali quelle relative a: l’omessa comunicazione dell’inizio dell’attività, omessi versamenti delle imposte dovute per i redditi conseguiti, omesse comunicazioni alla Camera di Commercio e, infine, gli omessi versamenti dei contributi previdenziali.

Diverse ancora sono le tematiche da approfondire nel mondo degli e-commerce. si pensi al tema della gestione della comunicazione dei ricavi all’agenzia delle entrate, oppure a tutte le questioni Iva connesse con le operazioni extra-nazionali. Quello che è certo è che se la digitalizzazione ha velocizzato quello che viene definito il go-to-market di moltissimi prodotti e servizi, al contempo bisogna evidenziare come prima di poter testare un mercato nuovo bisogna sempre considerare di avere una sana e solida struttura legale e fiscale alle spalle.

di Gianluca Ginepreti