Francesca Velani

L’articolo che segue muove dalle riflessioni emerse nell’ambito della ricerca Opportunità e prospettive per lo sviluppo delle competenze delle imprese culturali e creative cooperative[2], realizzata da Valentina Montalto, Francesca Velani e Elisa Campana. È stata un’indagine apripista, promossa da ISFORCOOP Società Cooperativa Impresa Sociale con il supporto di CulTurMedia Legacoop, a valere sull’Avviso 48 “Innovazione e sostenibilità” di Fon.Coop, il Fondo Paritetico Interprofessionale nazionale per la formazione continua nelle imprese cooperative.

I risultati sono confluiti in un volume dal titolo “Future Skill” curata da Giovanna Barni e da chi scrive, e pubblicata da Fondazione Barberini[3].

L’indagine si è configurata come un lavoro di analisi e di esplorazione conoscitiva dedicato a un universo ancora poco sistematizzato ma in rapida evoluzione: quello delle imprese culturali e creative cooperative, realtà che coniugano missione sociale, innovazione culturale e partecipazione democratica, e che negli ultimi anni hanno dimostrato una capacità crescente di risposta ai bisogni dei territori.

L’obiettivo principale è stato quello di mappare i nuovi contesti di sviluppo e le competenze emergenti necessarie alle cooperative culturali e creative per affrontare un periodo di profonda trasformazione.

Il settore, infatti, ha dovuto misurarsi con le conseguenze economiche e sociali della pandemia, ma anche con una crescente domanda di innovazione e sostenibilità proveniente dalle politiche pubbliche europee e nazionali, che hanno riconosciuto alla cultura e alla creatività un ruolo strategico nella rigenerazione dei territori, nella coesione sociale e nella transizione verde e digitale.

Attraverso un’attività di ricerca articolata — che ha integrato un’approfondita analisi desk, due focus group e la somministrazione di questionari a un campione di 12 imprese cooperative culturali e creative, operanti nei settori dei beni culturali, dello spettacolo, del turismo e della comunicazione, distribuite in cinque regioni italiane (Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna) — lo studio ha ricostruito il quadro delle sfide emergenti, dei fabbisogni formativi e delle opportunità di innovazione per il comparto.

L’indagine si è inserita in un più ampio contesto di riferimento politico e programmatico, segnato da strumenti come il PNRR, il New European Bauhaus, le Capitali europee e italiane della cultura, e dalle nuove forme di partenariato pubblico-privato introdotte dal Codice del Terzo Settore e dal Codice dei Contratti Pubblici. In questa cornice, le imprese culturali e creative cooperative sono state riconosciute come motori di innovazione territoriale, capaci di generare valore economico e impatto sociale attraverso la cultura, la collaborazione e la mutualità.

La ricerca ha evidenziato come le nuove aree di intervento — dal welfare culturale alla rigenerazione urbana e rurale, dal turismo lento alla transizione digitale ed ecologica — abbiano richiesto non solo l’aggiornamento delle competenze tecniche, ma anche nuove modalità di governance cooperativa, basate sulla multidisciplinarietà, sulla partecipazione e sulla costruzione di reti tra territori e settori.

Su queste basi, lo studio ha proposto la creazione di una “comunità di pratica” tra le imprese cooperative culturali e creative, con l’obiettivo di condividere saperi, strumenti e metodologie e di diffondere modelli innovativi a beneficio dell’intero sistema cooperativo.

In conclusione, l’indagine non si è limitata a descrivere l’esistente, ma ha delineato una visione strategica per il futuro delle imprese culturali e creative cooperative: un modello di sviluppo fondato sulla formazione continua, sull’innovazione organizzativa e sulla capacità di tradurre la cultura in valore economico, sociale e comunitario.

Premesso tutto quanto sopra interessa in questa sede in particolare riportare i risultati di ricostruzione dello scenario di ferimento e degli ambiti di intervento trasversali in cui oggi si muovono e possono svilupparsi le ICC, cooperativi e non, focalizzando quanto il sistema economico di riferimento sia oggi in trasformazione richieda competenze nuove e team multidisciplinari per intercettare concretamente e soddisfare i fabbisogni di una società in profondo mutamento.

I megatrend

Come già accennato l’indagine non si limita a descrivere la condizione delle imprese culturali e creative cooperative, ma analizza i grandi processi di trasformazione sociale, economica e tecnologica che oggi influenzano la loro evoluzione.

Attraverso la lettura dei principali megatrend globali, la ricerca mira a comprendere come questi fenomeni stiano ridefinendo gli orizzonti del lavoro culturale cooperativo, individuando dieci ambiti di sviluppo che aprono nuove possibilità di intervento e di innovazione. Sei sono i megatrend che abbiamo preso in considerazione: quattro socioculturali e due trasversali, che rappresentano le nuove coordinate di riferimento per la crescita e la trasformazione delle imprese culturali e creative cooperative.

Si tratta di fenomeni di grande portata che incidono direttamente sui modelli di produzione culturale, sui comportamenti di fruizione e sulle competenze necessarie alle organizzazioni del settore.

I Megatrend socioculturali:

1.    Cambiamenti sociodemografici

Due tendenze definiscono questo scenario: la longevità crescente della popolazione e la progressiva urbanizzazione. L’aumento dell’età media spinge a ripensare il ruolo della cultura nella promozione della salute, del benessere e dell’invecchiamento attivo, mentre la concentrazione nelle aree urbane e lo spopolamento delle aree interne pongono la sfida di politiche culturali capaci di ricostruire legami comunitari e identità territoriali.

2.    Salute e benessere

Dopo la pandemia, il concetto di salute assume un significato olistico, che comprende corpo, mente e relazioni sociali. Le imprese culturali e creative cooperative si affermano come soggetti chiave nella costruzione di pratiche culturali in grado di generare benessere collettivo e migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità.

3.    Povertà educativa

Il fenomeno della povertà educativa, aggravato dalle disuguaglianze economiche e territoriali, rappresenta uno degli ambiti prioritari di intervento per le cooperative culturali. La cultura, intesa come leva di partecipazione e di empowerment, diventa uno strumento per ridurre i divari di accesso e di competenza e per favorire una cittadinanza culturale attiva.

4.    Ibridazione di generi e culture

La crescente mobilità, la multiculturalità e la centralità delle questioni di genere richiedono nuove competenze interculturali e capacità di costruire prodotti e servizi inclusivi, in grado di dialogare con pubblici plurali e riflettere la complessità sociale contemporanea.

Megatrend trasversali:

1.    Transizione digitale e tecnologica

La trasformazione digitale incide in modo profondo sui modelli organizzativi e produttivi del sistema cooperativo culturale.
Realtà aumentata, metaverso e intelligenza artificiale aprono nuove possibilità di valorizzazione del patrimonio e di progettazione di esperienze culturali, ma al tempo stesso richiedono nuove competenze digitali e strategie di innovazione capaci di preservare la dimensione creativa e sociale delle imprese cooperative.

2.    Transizione verde

Il tema della sostenibilità attraversa tutte le dimensioni del lavoro culturale cooperativo. Le imprese culturali e creative si confrontano con l’urgenza di ridurre l’impatto ambientale, di ripensare i modelli di produzione e consumo e di promuovere un autentico pensiero green, capace di ispirare nuovi comportamenti, pratiche e stili di vita sostenibili.

Dai megatrend agli ambiti di sviluppo

Dall’analisi dei megatrend sono emersi dieci ambiti di sviluppo nei quali le imprese culturali e creative cooperative stanno già sperimentando nuove forme di attività e di collaborazione.

In questi spazi di innovazione la cultura viene interpretata non solo come produzione simbolica, ma come infrastruttura sociale, generatrice di impatto, coesione e benessere.

•      Accessibilità e inclusione

L’accessibilità è oggi un principio trasversale e imprescindibile. Le cooperative sperimentano pratiche di design inclusivo, mediazione culturale e partecipazione attiva, rendendo la cultura uno spazio realmente aperto e condiviso.

•      Nuovi modelli di governance

Le imprese cooperative rafforzano il loro ruolo di laboratori di partecipazione, promuovendo modelli di governance fondati sulla coprogettazione, sul partenariato pubblico-privato e sulla valutazione d’impatto sociale.

•      Nuovo abitare urbano e rurale

Le cooperative partecipano ai processi di rigenerazione urbana e di riqualificazione dei borghi, valorizzando il patrimonio culturale e creando nuove economie di prossimità. La cultura diventa un motore di coesione, capace di restituire senso, identità e vitalità ai luoghi.

•      Processi creative-driven (ICD)

La creatività è sempre più riconosciuta come metodo di innovazione trasversale. Le cooperative utilizzano pratiche di co-design, design thinking e service design per generare soluzioni in ambiti sociali, educativi e turistici.

•      Produzioni multidisciplinari

L’ibridazione tra arti, scienze e tecnologie porta alla nascita di ecosistemi creativi misti. Le imprese cooperative si muovono in questi spazi fluidi, sviluppando nuove professionalità e prodotti culturali innovativi.

•      Prodotti e servizi digitali

L’adozione del digitale consente di ampliare pubblici e mercati, ma richiede competenze specifiche nella gestione dei dati, nella user experience e nella tutela dei diritti d’autore. Le cooperative culturali si trovano oggi al centro di questa sfida.

•      Prodotti e servizi green

La sostenibilità diventa una pratica gestionale. Le cooperative sperimentano modelli di green event management, riuso dei materiali e applicazione di criteri ambientali minimi nella produzione culturale, rendendo la cultura un veicolo di comportamenti virtuosi.

•      Slow tourism

Il turismo lento si conferma un terreno fertile per le imprese cooperative. Attraverso la valorizzazione delle comunità locali e delle esperienze di prossimità, il settore costruisce percorsi di turismo sostenibile e di rigenerazione identitaria dei territori.

•      Welfare culturale

La relazione tra cultura e salute si impone come uno degli ambiti più promettenti. Le cooperative culturali e creative sviluppano progetti che coniugano arte, cura e inclusione, riconoscendo alla cultura una funzione terapeutica e preventiva.

•      Accessibilità e inclusione (asse trasversale)

L’accesso alla cultura non è solo un obiettivo, ma un principio guida che attraversa tutti gli ambiti di sviluppo, orientando le imprese cooperative verso modelli di giustizia culturale e partecipazione reale.

Conclusioni

Competenze e traiettorie di futuro per le ICC

Il quadro che emerge dall’indagine sulle imprese culturali e creative cooperative offre una chiave di lettura più ampia dell’intero ecosistema delle imprese culturali e creative (ICC) in Italia.

Queste realtà, che spaziano dalla produzione artistica e audiovisiva alla valorizzazione del patrimonio, dal design alla comunicazione, non rappresentano più un settore residuale, ma una componente strutturale dell’economia contemporanea. Esse agiscono come motori di innovazione sociale e territoriale, in grado di generare valore economico, occupazione qualificata e coesione comunitaria.

Negli ultimi anni, la cultura e la creatività hanno assunto una dimensione sempre più trasversale e sistemica, attraversando i confini tra discipline, settori e politiche pubbliche. Le imprese culturali e creative operano oggi in un contesto che richiede nuove competenze ibride, capaci di integrare visione artistica, competenze digitali, capacità gestionali e sensibilità ambientale.

Le figure professionali che emergono sono quelle del progettista culturale in grado di lavorare in rete, del mediatore tra cultura e tecnologia, del comunicatore esperto in sostenibilità, del designer dell’esperienza.
La formazione, dunque, non è più un elemento accessorio, ma il principale strumento di tenuta e di crescita del sistema.

In questa prospettiva, il tema delle competenze si impone come la vera frontiera del cambiamento. Non si tratta solo di aggiornare il bagaglio tecnico, ma di sviluppare soft skills evolute - visione strategica, pensiero critico, capacità collaborativa - e di costruire percorsi formativi flessibili, interdisciplinari e permanenti, capaci di accompagnare le organizzazioni lungo processi di trasformazione continui. Le imprese culturali e creative che investono nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione non soltanto aumentano la propria competitività, ma rafforzano il proprio ruolo nel plasmare le transizioni ecologica, digitale e sociale che caratterizzano questa fase storica.

La recente normativa sul Made in Italy e i decreti attuativi (in corso di emanazione e attuazione) che definiscono per la prima volta in modo compiuto le imprese culturali e creative rappresentano un passaggio atteso e importante. Tuttavia, il loro pieno potenziale potrà essere espresso solo se si accompagnerà alla costruzione di politiche di prossimità: strumenti territoriali, servizi dedicati, ecosistemi locali dell’innovazione culturale che mettano in relazione istituzioni, imprese, università e comunità.

In questo quadro, le Camere di Commercio, le Regioni e i Comuni possono diventare protagonisti nell’attuazione di politiche mirate di supporto alle ICC, favorendo la nascita di hub, incubatori e piattaforme di sviluppo competenziale.

Oggi, le imprese culturali e creative — cooperative, private o ibride — sono chiamate a interpretare un nuovo ruolo: quello di agenti di trasformazione, di infrastrutture civiche e relazionali.

In un’epoca segnata da crisi multiple e da profonde transizioni, la cultura torna a essere una forma di economia generativa, capace di produrre conoscenza, valore sociale e fiducia.

Ma perché ciò avvenga, occorre una visione di lungo periodo, fondata sulla centralità del capitale umano, sull’innovazione delle competenze e su un dialogo costante tra politiche e territori.

Solo così il sistema delle imprese culturali e creative potrà consolidarsi come una delle colonne portanti dello sviluppo sostenibile italiano ed europeo, contribuendo a ridisegnare non soltanto l’economia, ma anche l’immaginario e la qualità della vita delle nostre comunità.


Francesca Velani è Vicepresidente di Promo PA Fondazione e Direttrice di LuBeC – Lucca Beni Culturali. Dal 2017 al 2022 Coordinatrice di Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+21. Cura progetti e ricerche che mettono la cultura al centro di azioni e policy pubblico-private per lo sviluppo territoriale a base culturale. 


Note

[2] La ricerca ha costituito il punto di partenza per la definizione del piano formativo strategico “X – I.C.S. – Innovazione, Cultura, Sostenibilità”, finalizzato a sostenere il rafforzamento delle competenze e la competitività del sistema cooperativo culturale e creativo italiano.

[3] Future Skills. Multidisciplinarietà e cooperazione per i nuovi ambiti del lavoro culturale, a cura di Giovanna Barni e Francesca Velani, 2023, Edito da Fondazione Barberini. Realizzato da Culturmedia Legacoop in collaborazione con Promo PA Fondazione https://fondazionebarberini.it/wp-content/uploads/2024/04/Future_Skills.pdf