Liberi tutti. Arte, vita e attivismo nell'opera di Tiziana Pers
di Francesca Guerisoli
Una pratica radicale
Negli ultimi decenni, le pratiche artistiche tra arte e attivismo hanno acquisito sempre maggiore visibilità e il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale. In un contesto in cui la necessità di affermare la propria presenza nel mondo attraverso il linguaggio dell’arte si intreccia con la volontà di incidere sulla realtà sociale e politica, gli artisti si fanno portavoce di istanze collettive attraverso azioni, immagini, slogan, performance e progetti partecipativi. L’arte diventa così veicolo sensibile di un impegno simbolico e politico. Tuttavia, con il dominio dei social media, il rischio è che l’attivismo artistico si riduca a una simulazione, a un’estetizzazione della protesta priva di reale incisività. Il gesto simbolico, se isolato dalla prassi, rischia di diventare un simulacro, uno stereotipo che depotenzia le lotte stesse. Non è ił caso di Tiziana Pers.
Artista e attivista, Tiziana Pers porta avanti un lavoro che si distingue per una coerenza profonda tra vita e arte, tra etica e linguaggio visivo. Pers fonde in modo radicale pratica artistica e impegno antispecista, costruendo un’opera complessa che è al contempo denuncia, azione e proposta culturale alternativa. Al centro della sua ricerca vi sono il biocentrismo, l’antispecismo e l’analisi delle interconnessioni tra forme di dominio come sessismo, razzismo, colonialismo e specismo. Fin dal primo salvataggio di un pony destinato al macello, la sua pratica si è consolidata come atto costante di resistenza e cura. Per Tiziana Pers, l’arte non è mai scissa dalla vita: è strumento diazione, mezzo per creare consapevolezza, spazio di riflessione e partecipazione collettiva. Insieme alla sorella Isabella ha fondato RAVE East Village Artist Residency, un progetto unico in Italia che invita artisti internazionali a condividere tempo e spazio in un ambiente in cui vivono anche animali salvati dall’industria alimentare. In questo contesto di coabitazione e cura, si sviluppano percorsi artistici basati sull’educazione alla differenza, sul rispetto e sulla consapevolezza dell’alterità animale, unendo arte contemporanea, riflessione filosofica e azione politica per la costruzione di un immaginario post-antropocentrico.
“Oggi la rappresentazione fine a sé stessa ha poco senso. Quello che conta davvero è che l’arte si radichi nel reale, che si spinga nelle zone d’ombra, nei luoghi dove spesso si evita di guardare. È proprio lì che l’arte diventa più necessaria. L’aspetto più interessante, per me, è quello trasformativo: la capacità di una pratica di generare uno scarto, di trascendere il presente e aprire uno spazio per un immaginario che ancora non esiste. In questo senso, l’arte diventa attivismo. Perché l’attivismo spesso comunica un messaggio in modo diretto e immediato, ma non sempre può lasciare allo spettatore il tempo o lo spazio per elaborarlo, per farlo proprio. L’arte, invece, ha la forza di attraversare quella soglia: di creare una trasformazione profonda, che passa attraverso la sensibilità individuale. È in questo spazio d’intersezione – dove l’arte si fa attivismo e l’attivismo si apre alla complessità dell’arte – che nasce qualcosa di potente. L’arte non può essere solo un mezzo: è sempre un attraversamento, un percorso.
Quando inizio un lavoro parto da qualcosa di intimo, di profondo, da un’urgenza interiore. È una necessità che origina da me, ma che poi cerca un incontro con la sfera pubblica. C’è un passaggio – da dentro a fuori – che rende possibile la condivisione, e lì, in quello spazio, può avvenire il cambiamento, nell’imprevedibile incontro con lo spettatore, il pubblico, la piazza.”
In questa prospettiva, Tiziana Pers è una figura chiave per affiancare visivamente il tema delle controculture. Il suo lavoro, al pari della sua vita, si muove in opposizione alla cultura dominante, proponendo un’idea di arte come strumento attivo di trasformazione.
La mostra, pensata in tre “articoli” - come a voler suggerire una visione normativa futura - prende avvio dalla protesta contro il nuovo DDL Caccia, una proposta di legge che amplia drasticamente le possibilità di caccia in Italia e introducendo multe salate per chi ostacola o interferisce con l’attività venatoria, colpendo direttamente il diritto al dissenso e criminalizzando gli attivisti. La legge rappresenta un attacco alla biodiversità e ai diritti civili. Secondo Tiziana Pers, “il punto più profondo riguarda la normalizzazione dell’uso della violenza e delle armi, che questo tipo di politiche legittima. Non vedo confini netti tra ciò che accade agli animali non umani e ciò che accade agli esseri umani: spesso la violenza esercitata sugli uni è un banco di prova per quella rivolta agli altri. L’aggressività sistemica verso le altre specie è lo specchio di logiche di dominio che investono tutta la società”.
In questo senso, arte e attivismo si intrecciano senza soluzione di continuità: la mostra vuole essere uno spazio di resistenza, un grido politico ed etico contro questa deriva, ma anche un tentativo di immaginare un futuro diverso, più giusto, più consapevole, più libero.
Articolo I. Storia dell’arte, storia di vita
Uno dei progetti più emblematici di Tiziana Pers è Art_History, attraverso il quale scambia le proprie opere pittoriche con animali destinati al macello, salvandoli dalla morte. Un gesto al tempo stesso simbolico e concreto, un’azione ecofemminista e intersezionale che mira a decostruire le logiche del dominio e della mercificazione della vita. Lo scambio tra l’opera – un ritratto a scala naturale dell’animale – e l’animale stesso è formalizzato attraverso contratti che sanciscono la liberazione dell’individuo (come lo definisce Pers) e l'ingresso dell'opera in un circuito che sfida le logiche del mercato. Oltre al dipinto e al contratto, ogni scambio è documentato con fotografie, disegni e video, generando un archivio emotivo e sensoriale che restituisce dignità e voce agli animali salvati.
“Quando vado da un allevatore e gli chiedo di consegnarmi un individuo, un animale che posso portare via con me, se riesco a farlo è già di per sé qualcosa di straordinario. Perché si tratta di qualcuno che era destinato a morire, e invece vive. E poi racconto la sua storia: la racconto attraverso la pittura, la sintetizzo nel contratto di scambio, ma quella vita salvata diventa un testimone. Un testimone di ciò che sarebbe dovuto accadere, ma non è accaduto. Qualcuno che doveva era stato condannato a morire e invece continua a esistere. Questo, per me, ha un valore inestimabile. E forse è proprio qui che si trova lo scarto decisivo: un gesto che coniuga pienamente l’attivismo e l’azione artistica. Un atto di salvezza che è, allo stesso tempo, simbolico e reale. (…) Nei miei lavori guardo dentro l’inferno, perché è lì che si trova la condizione degli animali oggi. È una realtà fatta di sofferenza sistemica, invisibilizzata, negata. Ma non mi fermo lì: scelgo di concentrarmi sulla vita che viene salvata, su chi riesce a sottrarsi a quella macchina di morte, e mi penso sua alleata. È lì che si apre uno spiraglio, una possibilità. Voglio che anche chi guarda le mie opere si soffermi su questo: sulla vita che resiste, che si salva, che continua. Perché se non pensiamo alla speranza, non possiamo davvero costruire un cambiamento. Dobbiamo tornare a pensare alla speranza come a una forza attiva, radicale. Anche nell’inferno, c’è sempre una vita che può essere salvata”.
Ed è ciò che è accaduto nel 2018 tra le strade affollate di Palermo e del mercato della Vucciria durante la biennale nomade Manifesta 12, nell’ambito del progetto Border Crossing. Qui, Tiziana Pers ha realizzato una delle performance più significative della serie Art_History, intitolata Art_History / Vucciria. Nei quattro giorni di azione, il progetto è diventato un racconto collettivo, una favola urbana che si diffondeva nel quartiere come un piccolo miracolo quotidiano. Ogni mattina all’alba, dopo aver firmato i contratti di scambio e sistemato pesci e polpi vivi in secchi d’acqua con ossigenatori, l’artista attraversava le strade di Palermo in un rituale di salvezza che coinvolgeva anche i venditori di spezie, verdure e pesce. La salutavano, sbirciavano nei contenitori, le chiedevano al ritorno: “Sono arrivati al mare? Sono ancora vivi? Ce l’hanno fatta?”. Uno dei momenti più toccanti fu la liberazione di un polpo che, inizialmente esitante, trovò infine la via della libertà tra le onde del mare siciliano. L’atto commosse anche i passanti, tra cui un giovane straniero che, colpito dalla scena, esclamò: “Poverini…”, e poi scambiò due battute con l’artista: “ma chi sei tu?”, “sono un’artista, e questa è la mia performance”, “non pensavo che l’arte potesse essere così bella…”. Nel pomeriggio, nell’atelier della residenza artistica – aperta al pubblico – Pers dipingeva i quadri destinati ai pescivendoli. In questo modo, il gesto si completava in un cerchio tanto simbolico quanto materiale: dall’azione performativa alla restituzione pittorica. Un rituale quotidiano, intimo e corale, che trasformava lo spazio urbano in un teatro di relazione, riflessione e possibilità.
Articolo II. In piazza
Nel corso degli anni, Tiziana Pers ha realizzato decine di cartelloni in cartone, portati in piazza durante numerose proteste pubbliche. Li dipinge direttamente in strada, un gesto che suscita curiosità e invita alla partecipazione. Questa pratica di intervento visivo e militante trova uno dei suoi momenti più intensi nella serie Hands Off Sanctuaries! (Sairano, 20/09/2023), realizzata in risposta all’uccisione dei maiali ospitati in un rifugio nei pressi di Pavia. In quell’occasione, le forze dell’ordine sgomberarono violentemente il rifugio, manganellando e trascinando le attiviste che cercavano di proteggere gli animali. Pers ha dipinto i nove ritratti su cartoni di circa 60 x 50 cm ciascuno, pensati per essere portati in corteo durante la manifestazione nazionale di protesta tenutasi a Milano nell’ottobre 2023, alla quale parteciparono oltre 10.000 persone, e successivamente a Roma, nel corso della manifestazione del mese seguente, che vide la presenza di 7.000 partecipanti.
In entrambe le occasioni, nove attiviste e attivisti portarono i ritratti in corteo, facendosene carico come dichiarazione personale e collettiva, come gesto di testimonianza e resistenza.
Riferendosi ai cartoni dipinti, Tiziana Pers racconta: “Questa parte del lavoro, sviluppata direttamente durante le manifestazioni, è rimasta una costante nel tempo. In passato però non veniva esposta nelle mostre, ma per me è sempre stata parte integrante del processo. Per me, era importante dipingere in strada: perché le persone si avvicinavano vedendomi lavorare, attratte dal gesto pittorico, e solo in un secondo momento arrivava il senso più profondo di ciò che stavo facendo, il concetto che stava dietro quella pittura. Era un modo diverso, più graduale e forse più efficace, rispetto al semplice lanciare uno slogan. C’era sempre una fase pittorica, che per me resta fondamentale, anche se magari si tratta solo di pochi tratti, di qualche pennellata. Ecco, per me coniugare questi due aspetti – il gesto pittorico e l’urgenza del mutamento – è essenziale. Così come è fondamentale continuare a definirmi artista e attivista, senza separare mai del tutto le due dimensioni”.
Attualmente, i ritratti della serie Hands Off Sanctuaries! sono esposti al museo pubblico d’arte contemporanea EMΣT (EMST) di Atene, nell’ambito della mostra internazionale Why Look at Animals? A Case for the Rights of Non Human Lives, in programma fino a gennaio 2026, a testimonianza del riconoscimento internazionale della pratica dell’artista.
Articolo III. Liberi Tutti
Nel doppio movimento dentro/fuori, arte/piazza, Tiziana Pers porta al centro di Studio Lombard DCA un’azione di strada. Che cosa accadrà? Nel momento in cui si scrive, possiamo solo immaginarlo. Durante l’inaugurazione, mentre il pubblico si concentra sull’allestimento, sulle opere e sulle conversazioni di rito, l’artista scardina gli schemi con un gesto fisico, pensato per sorprendere e interrogare. Senza preavviso, irrompe nello spazio espositivo con una bomboletta spray. Il gesto è rapido, sicuro: si dirige verso una parete bianca e scrive il motto che dà il titolo alla mostra: “Liberi Tutti”. Un’azione pensata per destabilizzare la ritualità dell’evento e restituire all’arte la sua dimensione viva, reale, disobbediente. Il motto, incisivo e politico, emerge da una pratica militante e si impone nello spazio protetto dello studio, trasformandolo in un luogo di tensione. Il pubblico da spettatore diventa testimone, chiamato a scegliere: restare neutrale o prendere posizione? E poi, cosa farà fuori da questo spazio? Se è facile schierarsi a parole, o dietro a una tastiera, quanti davvero si metteranno in gioco nella sfera pubblica?
Questa irruzione performativa vuole essere un atto di resistenza al controllo e alla formalizzazione dell’arte. Ma è anche l’inizio di un discorso collettivo, una dichiarazione d’intenti. Prosegue la ricerca avviata dall’artista con Meat Is Murder (2018), performance realizzata per RAID_ Manumission Motel a Bologna, dove Tiziana Pers scrisse su un muro la celebre frase, titolo dell’album dei The Smiths. Qui, il motto è affermativo, liberatorio, proiettato verso un futuro. Il gesto, così, non solo resiste e irrompe: costruisce.
“Liberi Tutti” cita infatti una vicenda chiave del 2012, un momento storico di disobbedienza civile che ha segnato l’immaginario collettivo e ha contribuito alla chiusura di uno dei più noti allevamenti-lager italiani: Green Hill, a Montichiari (Brescia). Durante un corteo contro la vivisezione, diversi attivisti abbatterono la recinzione dell’allevamento e liberarono quasi un centinaio di cuccioli di Beagle destinati ai laboratori. Ne seguì un processo che portò alla condanna della multinazionale responsabile e alla liberazione di oltre 2700 cani. In mostra vi è anche un nuovo lavoro inedito dedicato a quell’episodio, che intende restituire la forza iconica di quel gesto e la complessità etica che lo sostiene: la rottura di un confine materiale come atto di rivendicazione del diritto alla vita, alla libertà, alla coesistenza. L’opera riattiva la memoria visiva ed emotiva di quel giorno, facendo dialogare il linguaggio dell’arte con le pratiche di attivismo e liberazione animale.
Come in un controcanto visivo, la canzone Liberi Tutti dei Subsonica – concessa allora alla LAV per un video commemorativo – ritorna qui come slogan, evocando la fine della prigionia. E si apre a una visione più ampia: quella di un mondo che rinuncia alla violenza sistemica, alla reclusione e alla morte, per instaurare relazioni di rispetto e interdipendenza tra specie. Il titolo Liberi Tutti evoca, non da ultimo, non solo un grido di liberazione, ma anche una memoria e una pratica condivisa: quella del gioco infantile. “Tana, liberi tutti!” è la frase rituale usata in vari giochi, come nascondino e acchiapparella, che scioglie la prigionia, che salva, che riporta i corpi dei partecipanti al movimento e alla relazione. Un momento di tregua per tornare a correre di nuovo insieme.
Come nel gioco, nessuno si salva da solo: serve qualcuno che gridi per liberare gli altri: “Il gesto di aprire una gabbia può essere più che simbolico: può cambiare la vita. Non solo di chi esce.”
Storica dell’arte, Francesca Guerisoli è attiva da oltre vent’anni nei campi della curatela, della produzione artistica, della direzione museale e dell’insegnamento universitario. I suoi ambiti di ricerca includono il rapporto tra arte e dimensione sociale, la museologia del contemporaneo e le pratiche artistiche emergenti. È docente presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove insegna museologia del contemporaneo, linguaggi della fotografia, arte nello spazio urbano e pratiche artistiche connesse al territorio, alla comunità e al turismo culturale. Tra i principali incarichi pubblici, è stata direttrice artistica del MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, ruolo che attualmente ricopre presso il MuDi – Museo Diffuso di Lentate sul Seveso e ha inoltre preso parte al programma curatoriale della Fondazione La Quadriennale di Roma. Ha curato numerose mostre, sia storiche, sia progetti site-specific di artisti contemporanei. Tra le più recenti si segnala la co-curatela (con Nicolas Martino) del Padiglione Italia alla Biennale di Malta 2024. È stata membro del comitato editoriale e contributor del trimestrale Quaderni d’arte italiana, pubblicato da Treccani, e collabora con Il Sole 24 Ore.