Anche quest’anno siamo presenti a Ravello Lab dal 23 al 25 ottobre. Franco Broccardi, partner dello Studio Lombard, partecipa al panel "Le produzioni culturali per le trasformazioni", che esplora il ruolo delle produzioni culturali contemporanee nella trasformazione dei luoghi.

Al centro del panel, l’idea secondo cui il concetto di "patrimonio culturale" in Italia è spesso legato al passato, trascurando le opere contemporanee che sono ancora in divenire. Il panel invita a ripensare le politiche culturali per sostenere meglio la creazione artistica odierna, valorizzandone la sperimentazione e la capacità di rappresentare il nostro tempo, senza cedere alle sole logiche di mercato o quelle di una sterile valorizzazione.

Il problema del riconoscimento del contemporaneo
Il patrimonio culturale italiano, infatti, come definito dalla Costituzione, fatica a riconoscere e includere le produzioni culturali contemporanee. La definizione di "bene culturale" è prevalentemente di tipo ereditario (legata al passato) e basata sul suo valore testimoniale. Di conseguenza, per essere ufficialmente riconosciuto, un bene deve avere di norma almeno 50-70 anni, relegando le opere contemporanee in una posizione marginale.

I limiti di un approccio "retrospettivo"
Questo approccio presenta due grandi limiti:

  • Trascura la natura "vivente" della cultura: Un'opera è culturalmente rilevante nel presente, per i viventi di oggi, indipendentemente dalla sua data di creazione. La sua conservazione ha senso solo se serve alla fruizione collettiva del presente e del futuro.
  • Esclude le forme d'arte non tradizionali: Il patrimonio non è fatto solo di opere storiche e artistiche. La cultura contemporanea include performance, arte immateriale, opere multisensoriali e pratiche ibride, che sfuggono alle categorie tradizionali.

La produzione culturale oggi: potenziale e sfide
La produzione culturale contemporanea è caratterizzata da:

  • Natura sperimentale: È spesso uno studio, una ricerca, un tentativo, e non un'opera "compiuta". Accettare questo stato di potenziale e dubbio è fondamentale.
  • Marginalità nelle politiche pubbliche: Le politiche culturali nazionali mancano di una visione organica per sostenere la produzione contemporanea, spesso lasciata al mercato.
  • Condizionamenti della committenza: L'autenticità della produzione è fortemente influenzata dal committente (sia esso pubblico o privato), che può limitare la libertà artistica.

La via da seguire: domande aperte per il futuro
Rimangono una serie di domande cruciali per sostenere la produzione culturale contemporanea:

  • Come facilitare una testimonianza consapevole e di qualità del nostro tempo?
  • Che ruolo hanno le nuove tecnologie e il digitale?
  • Come selezionare e sostenere ciò che merita, garantendo al contempo libertà, pluralismo e immunità dai condizionamenti del mercato, della propaganda e della dominanza culturale?

In sintesi, un appello a ripensare le politiche culturali per riconoscere, valorizzare e sostenere organicamente la produzione culturale contemporanea, considerandola non un'appendice, ma il patrimonio in divenire della nazione.