Le nostre proposte per lo sviluppo del settore culturale presentate al Ministero
Le potenzialità racchiuse nei settori dell'arte e della cultura italiani non sono sfruttate appieno, come dimostrano i report e le ricerche sul tema.
La dodicesima edizione del rapporto Io sono cultura 2022 riporta una fotografia del sistema italiano che non si è ancora ripreso dallo shock della pandemia: il valore aggiunto delle imprese culturali e creative nel 2021 è ancora ben al di sotto dei numeri pre-covid (-4,8% rispetto al 2019). Tra i settori più colpiti ci sono quello dello spettacolo (-21,9%), del patrimonio storico e artistico (-11,8%) e dell’audiovisivo e della musica (-11,6%). E non va meglio per il mercato dell’arte, un mercato globale e competitivo in cui l’Italia ha una quota marginale in un fronte dominato da Stati Uniti, Cina, Regno Unito e Francia, come evidenzia il report The Art Market 2022 realizzato da Art Basel e UBS.
Per stimolare lo sviluppo di questi settori abbiamo lavorato per Federculture nella stesura di un elenco di proposte fiscali, che questa mattina abbiamo presentato all'Ufficio legislativo del MiC.
1.Detraibilità delle spese culturali
Sono ormai numerose le ricerche ed evidenze scientifiche che affermano gli effetti benefici della cultura e delle arti sulla salute sia mentale che fisica degli individui. Per questo motivo riteniamo da tempo che le spese culturali, da un punto di vista fiscale, debbano essere trattate come spese mediche alternative e/o complementari al pari delle cure omeopatiche, e dunque essere anch'esse detraibili.
2.IVA ridotta su tutte le attività culturali
Ad oggi le aliquote IVA sono differenziate in base alla tipologia di attività culturale in questione: suggeriamo di uniformare le aliquote IVA applicabili alle attività culturali ad un’aliquota ridotta, in nome della rilevanza sociale di cui godono tutte le forme d’arte e in linea con la nuova formulazione dell’art. 98 della direttiva europea 5 aprile 2022 n 2022/542/UE.
3.Inerenza delle spese per sponsorizzazioni culturali
Riteniamo necessaria una presa di posizione inequivocabile che metta fine alle supposizioni/questioni che da tempo si intrecciano sul tema dell’inerenza delle sponsorizzazioni culturali. Le spese di sponsorizzazione di attività, operatori ed eventi culturali sono per natura attività inerenti alla produzione dei ricavi e pertanto pienamente deducibili dal reddito d'impresa.
4.Bonus per la cultura
Il quadro normativo attuale che riguarda le agevolazioni fiscali a favore del mecenatismo culturale è un complesso intreccio di detrazioni, deduzioni, crediti d'imposta. In un'ottica di semplificazione e razionalizzazione, consigliamo di rivedere su modello francese la normativa dell’Art bonus (l. 83/2014) al fine di creare un credito d’imposta applicabile a tutto il mecenatismo culturale, dando origine ad un’unica agevolazione fiscale che potremmo definire “Bonus cultura”.
5.Fondo per la cultura
L’applicazione della cosiddetta legge del 2% (L. 717/1949), che impone di destinare una quota delle spese per la costruzione di edifici pubblici al loro abbellimento tramite opere d’arte, ha spesso trovato difficoltà di applicazione nella pratica. Per ovviare a questa criticità, proponiamo che le stazioni appaltanti, invece di essere obbligate a destinare il 2% all’abbellimento degli edifici mediante opere d’arte, debbano versare questa quota ad un fondo a beneficio del MIC.
6.Imposta sulle cessioni tra privati di opere d'arte
Al fine di razionalizzare la tassazione delle plusvalenze derivanti dalla vendita di opere d'arte e di limitare le pratiche scorrette che troppo spesso si vedono sul mercato, è necessario tassare i proventi derivanti dalle vendite di opere d'arte effettuate da privati secondo criteri definiti che permettano di distinguere chi agisce come "speculatore" da chi agisce come "collezionista". La nostra proposta, ispirata al modello francese, è quella di assoggettare i proventi derivanti dalla cessione di opere d'arte ad un'aliquota che prevede una diminuzione progressiva negli anni.