Imprese culturali e creative: nasce la sezione speciale ICC nel Registro delle Imprese
Il settore delle imprese culturali e creative (ICC) rappresenta una delle frontiere più dinamiche dell’economia italiana. In un contesto in cui cultura, innovazione e creatività diventano sempre più fattori competitivi, il legislatore ha introdotto una cornice normativa e strumenti operativi che consentono alle imprese del comparto di ottenere un riconoscimento ufficiale e rafforzare la propria visibilità. Con l’attivazione della sezione speciale ICC presso le Camere di commercio, il percorso di valorizzazione compie un passo decisivo.
Il quadro normativo
Il riconoscimento della qualifica di ICC è stato introdotto dalla Legge 206/2023, rafforzato dal Decreto MIC-MIMIT 402/2024 e regolato nei suoi aspetti operativi dal Decreto MIMIT 10 luglio 2025 e dal Decreto direttoriale 7 agosto 2025. I decreti stabiliscono i requisiti soggettivi (imprese, start-up innovative, lavoratori autonomi, enti del Terzo settore, imprese sociali) e oggettivi (attività prevalente in ambito culturale/creativo con sede in Italia o UE e possesso di un codice ATECO incluso nell’elenco ufficiale). Inoltre, il Decreto MIC 460/2025 ha istituito l’albo nazionale delle ICC di interesse nazionale, accessibile ai soggetti che da almeno cinque anni contribuiscono alla crescita culturale ed economica del Paese.
La sezione speciale nel Registro delle Imprese
Dal 30 settembre 2025 è attiva la sezione speciale ICC presso le Camere di commercio, pensata per rendere visibile la qualifica delle imprese del settore. L’iscrizione avviene esclusivamente in modalità telematica tramite Comunicazione Unica, utilizzando il modulo S5 per società ed enti collettivi iscritti al REA e il modulo I2 per imprese individuali. Ogni pratica deve essere firmata digitalmente dal legale rappresentante o titolare e ha valore di dichiarazione sostitutiva ai sensi del DPR 445/2000, con assunzione di responsabilità penale personale.
Vantaggi
- Utilizzo della dicitura “Impresa Culturale e Creativa” o dell’acronimo “ICC” nella denominazione sociale
- Maggiore riconoscibilità sul mercato e nei rapporti istituzionali
Costi
Gli importi variano in base alla forma giuridica:
- Società di capitali: 90 € diritti + 65 € bollo
- Società di persone: 90 € + 59 €
- Imprese individuali: 18 € + 17,50 €
- Enti REA: 30 € + 65 €
- Cooperative sociali: riduzione del 50%
Le attività ammissibili: il ruolo dei codici ATECO
Il riconoscimento ICC è strettamente legato al codice ATECO, che identifica l’attività economica prevalente. Non esiste un unico codice, ma un elenco esteso che spazia tra diversi settori: arti visive, artigianato artistico, audiovisivo, editoria e libri, moda e design, musica e spettacolo dal vivo, patrimonio culturale, videogiochi e software. Ogni codice è stato riclassificato dal MIMIT per distinguere le attività idonee da quelle escluse.
Strumenti digitali di supporto
Le pratiche possono essere predisposte attraverso DIRE, il portale del Registro imprese che offre compilazione guidata, assistenza e verifiche automatiche sui requisiti, inclusa la corrispondenza dei codici ATECO.
La creazione della sezione speciale ICC rappresenta un tassello fondamentale per la valorizzazione delle imprese culturali e creative. Questo strumento non solo offre maggiore trasparenza e riconoscibilità, ma crea anche le condizioni per rafforzare la competitività del comparto a livello nazionale e internazionale. Nei prossimi anni sarà interessante osservare come la qualificazione ufficiale potrà favorire l’accesso a incentivi, collaborazioni e nuove opportunità di crescita per un settore che è motore di innovazione, identità e sviluppo.