È sempre più evidente che la crisi climatica corrisponda a una crisi culturale, che ci impone di ripensare le nostre azioni quotidiane e le nostre scelte professionali.

Negli ultimi anni la cultura ha dimostrato di avere un ruolo centrale, a partire dal potere dell’arte, che non smette mai di sorprenderci per la sua capacità di stimolare pensiero critico e consapevolezza rispetto a ciò che ci circonda. Grazie alla creatività possiamo immaginare il presente in modo diverso, riflettere e riformare i nostri comportamenti, contribuendo così a un cambiamento.

Il settore culturale difende i diritti culturali, garantendo a tutti la possibilità di partecipare e contribuire, e al tempo stesso protegge il patrimonio materiale e immateriale dai rischi del cambiamento climatico e dei conflitti. Un impegno che rafforza la memoria collettiva e crea legami di appartenenza e comunità.

Gli effetti positivi della cultura nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile sono sempre più riconosciuti e attesi. Tuttavia, manca ancora un vero processo di trasformazione. Come abbiamo sottolineato in un nostro recente articolo sul Rapporto 4C della Fondazione Santagata, dedicato alla decarbonizzazione delle imprese culturali e creative, il problema non è tanto la condivisione dei valori legati alla sostenibilità, quanto la capacità di tradurli in azioni concrete, sia all’interno che all’esterno delle organizzazioni. Come detto, la crisi climatica è, prima di tutto, una crisi culturale.

In questo articolo vogliamo quindi riassumere alcune azioni che le imprese e i professionisti possono intraprendere per sostenere il settore culturale, aiutandolo a diventare più leggero per l’ambiente e più efficace nel contribuire al benessere del pianeta e delle persone. Si tratta di azioni che variano in base all’impegno, alle risorse e al ruolo che un’azienda può giocare a livello locale e nazionale, portando con sé benefici di ritorno.

Un primo ambito riguarda la creazione e la diffusione di linee guida e politiche ambientali: molte aziende le hanno già sviluppate e possono adattarle al settore culturale. Questo significa supportarle nel definire pratiche sostenibili nell’uso delle risorse, dalla carta all’energia, rivedere il modo in cui comunicano impegni e iniziative, in modo da sensibilizzare senza allarmare, e modificare le procedure interne, dagli uffici ai viaggi, fino agli eventi organizzati. Le linee guida possono essere state elaborate nell’ambito aziendale e poi adattate a quello culturale, oppure, viceversa, essere state ideate per specifiche produzioni culturali e implementate in altre organizzazioni culturali affini. Nel 2011 Edison ha pubblicato un protocollo, dal nome Edison Green Movie, che indirizza le produzioni cinematografiche a ottimizzare i processi sul set in senso ecosostenibile, che può costituire un buon esempio da implementare in altre realtà cinematografiche e delle arti visive.

Allo stesso modo, è possibile aiutare le organizzazioni culturali a integrare criteri di sostenibilità ambientale nei processi di finanziamento e nella valutazione dei progetti, sia interni sia esterni, adottando pratiche già diffuse in molte imprese.

Se non nella creazione di politiche proprie, le aziende possono comunque sostenere il settore culturale favorendone l’ingresso in reti di ricerca e network capaci di orientare le scelte in materia di sostenibilità. Un esempio è Philanthropy For Climate, un appello globale che invita le fondazioni – indipendentemente da posizione geografica, dimensione o ambito – a integrare l’azione climatica in tutto il loro lavoro, dalla governance all’erogazione di sovvenzioni. Iniziative di questo tipo incoraggiano la condivisione di dati, esperienze e risultati, alimentando la ricerca e la crescita del settore.

Ancora, le imprese possono sostenere progetti di ricerca e piattaforme che divulgano il ruolo dell’arte in queste sfide, così come iniziative artistiche che sensibilizzano sulla crisi ecologica e propongono soluzioni. In questi casi, il sostegno può rivolgersi non solo alla ricerca, ma anche a progetti vicini ai valori e alle strategie aziendali. Allianz Foundation crea bandi di finanziamento per progetti culturali che promuovono sguardi ecologici sul mondo, rivolgendosi a chi si assume rischi nei settori della società civile, della tutela ambientale, dell'arte e della cultura. In questo senso, la Fondazione privata vuole sperimentare nuovi modelli sociali di convivenza, partendo dalla fiducia nelle realtà culturali e i loro professionisti che possono essere capaci di guardare oltre i sentieri battuti.

Non meno importante è il supporto alla salvaguardia del patrimonio culturale materiale e immateriale, sempre più esposto agli effetti del cambiamento climatico e dei conflitti armati. Un esempio è la piattaforma Heritage Funding Directory, che segnala opportunità di finanziamento per progetti volti a tutelare il patrimonio culturale del Regno Unito e non solo. Infatti, di recente sono state chiuse le candidature per il progetto ALIPH (International Alliance for the Protection of Heritage in Conflict Areas), che, in collaborazione con l'Unione Europea, ha invitato a presentare progetti volti a salvaguardare il patrimonio culturale in Asia centrale di fronte ai cambiamenti climatici e alle catastrofi, e a sostenere l'inclusione sociale e la crescita economica.

L’aspetto forse più immediato è il finanziamento diretto: le imprese possono destinare fondi all’adattamento culturale, sostenendo creazione, produzione, distribuzione, infrastrutture, eventi e mobilità, sempre con attenzione a pratiche ecologicamente sostenibili.

Ma non va sottovalutato il sostegno non monetario, altrettanto prezioso. Programmi di formazione per l’ideazione di progetti sul clima, momenti di confronto con realtà culturali, residenze, strumenti di misurazione e reporting possono trasformarsi in scambi di conoscenze, energie e tempo, capaci di generare progetti condivisi e di accrescere le competenze sia del settore culturale sia delle imprese che lo sostengono. A livello europeo e oltre, cresce la presenza di fondazioni impegnate nella mobilitazione del capitale umano attraverso competenze, supporto, formazione e networking. In questa direzione opera la Fondazione Daniel e Nina Carasso, che in Francia e Spagna sostiene progetti dedicati all’Alimentazione Sostenibile, per garantire un accesso universale a un cibo sano e rispettoso di persone ed ecosistemi, e all’Arte Civica, per promuovere pensiero critico e legami sociali. Proprio dalla consapevolezza che i soli finanziamenti non bastano ad affrontare le grandi sfide delle organizzazioni non profit, nel 2022 è nato CARTAE, un progetto della Fondazione volto a mobilitare competenze e professionalità per rafforzare i modelli, sostenere la crescita e ampliare l’impatto dei partner nell’arte civile e nell’alimentazione sostenibile.

Un ulteriore campo di azione riguarda le tecnologie digitali. L’implementazione di strumenti e piattaforme digitali per pratiche artistiche sostenibili può contribuire a ridurre l’impatto ambientale, pur tenendo conto che anche il digitale ha costi ecologici legati alla sua produzione e al suo utilizzo. Il vantaggio emerge soprattutto quando l’impresa è parte della filiera e investe in questo settore per l’ambito culturale, ma anche in altri casi l’uso del digitale può rivelarsi utile, ad esempio con mostre virtuali o residenze online, se orientato a favorire l’accessibilità, l’inclusione alla conoscenza e la riduzione delle emissioni.

Le azioni possibili sono molte, alcune già sperimentate, altre ancora da ideare e mettere in pratica. Resta certo che per un’azienda impegnarsi ad aiutare il settore culturale in questo percorso di trasformazione significa non solo sostenere la transizione ecologica, ma anche crescere in conoscenze e acquisire capitale professionale e sociale.

Le imprese hanno l’opportunità di svolgere un ruolo centrale in questo cammino, a patto che l’obiettivo non sia solo ricavarne vantaggi personali, ma anche rafforzare le organizzazioni culturali e, di conseguenza, la società nel suo insieme.

Beatrice Carrara

Beatrice Carrara
Aree: Sostenibilità, Cultura

Beatrice Carrara è storica dell’arte e studentessa magistrale in "Comunicazione del patrimonio" nel corso "Valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale" presso l’Università degli Studi di Bergamo. Si occupa della redazione di bilanci sociali e di sostenibilità e di attività di ricerca sul mercato dell’arte.