Common Ground: un laboratorio per ripensare l’impresa sociale
Il 13 maggio si è tenuto Common Ground, un workshop co-organizzato da Studio Lombard DCA, Milano Notai e Le Dimore del Quartetto. L’iniziativa prende le mosse dalla 17° pubblicazione di AES Impresa Sociale e nasce con l’intento di riaprire un confronto attivo sulle nuove forme di impresa in grado di operare in equilibrio tra logiche profit e non profit, con l’obiettivo di rispondere in modo più concreto, efficace e innovativo alle esigenze della società contemporanea.
L’incontro ha visto la partecipazione di numerosi professionisti e professioniste del settore – alcuni dei quali già coinvolti nella pubblicazione AES – e si è sviluppato attorno a quattro tavoli tematici:
- 8 anni di Impresa Sociale | Aspetti legali e fiscalità in arrivo
- Una storia da raccontare | Bilancio sociale, trasparenza e rendicontazione
- Una prospettiva da rovesciare | Bandi, progettazione e opportunità di rete
- I muri da abbattere | Tra profit evoluto e non profit imprenditoriale

La nostra squadra ha preso parte ai tavoli dedicati alla fiscalità e al rapporto tra realtà profit e non profit, portando il proprio contributo e raccogliendo, allo stesso tempo, riflessioni preziose.
Nel tavolo dedicato a I muri da abbattere: tra profit evoluto e non profit imprenditoriale, il confronto si è acceso su alcune domande:
Quali sono gli elementi che non riescono a collegare in maniera strutturata la collaborazione tra profit e non profit?
Quali sono le proposte operative per trovare modalità e campi comuni per superare le barriere che impediscono una profittevole collaborazione?
E ancora: in una logica di minimizzazione del costo (da parte dei beneficiari) e di massimizzazione di rendimento, ha senso, e in che termini, drenare finanza profit verso una finanza d’impatto?
Il dialogo ha messo in evidenza ostacoli concreti e trasversali: barriere economiche, culturali e legate alle competenze. Sono emersi pregiudizi reciproci che, ancora oggi, ostacolano una contaminazione autentica e un dialogo alla pari tra il mondo profit e quello non profit, capace di superare la mera dimensione economica.
È stata sottolineata l’importanza di un cambio di prospettiva: uscire dalla propria comfort zone professionale, avvicinarsi all’altro per comprenderne logiche e linguaggi. Da un lato, il mondo profit è stato invitato a esplorare in modo più deciso percorsi di investimento a impatto sociale; dall’altro, il non profit è stato sollecitato a interrogarsi su come proporsi al mercato in modo efficace, restando fedele alla propria missione e rendendosi più comprensibile.
Non sono mancate considerazioni sul quadro normativo e fiscale, ancora percepito come rigido e poco incentivante. L’assenza di strumenti adeguati rende l’investimento nel sociale poco attrattivo e ad alto rischio. Come spesso accade su temi fiscali, le opinioni si sono divise, aprendo lo spazio per ulteriori approfondimenti.
Interessante anche la riflessione emersa sul possibile ruolo degli ESG – Environmental, Social and Governance – come terreno di incontro tra i due ambiti. L’idea di fissare obiettivi misurabili anche per gli investimenti sociali, analogamente a quanto avviene per l’ambiente, è stata indicata come una possibile leva per avvicinare profit e non profit, in particolare nel rispondere alle sensibilità espresse dalle nuove generazioni, sempre più attente all’impatto complessivo delle imprese. In questo contesto, tre attori sono stati riconosciuti come determinanti per orientare il cambiamento: le istituzioni, la finanza e i consumatori.
Tra le proposte, è emersa quella di rendere obbligatoria per tutte le imprese la misurazione e rendicontazione dell’impatto sociale. Una misura che sposterebbe l’attenzione su una concezione più ampia del valore generato, favorendo una visione meno dicotomica e più sinergica tra i due mondi. È stato inoltre sollevato il tema dei bandi come possibile strumento per promuovere vincoli di collaborazione tra profit e non profit, utili a lungo termine per rendere più strutturato ed efficiente il dialogo.
A fare da sfondo, la consapevolezza della necessità di un cambiamento culturale: iniziare a considerare i beneficiari degli interventi sociali non come un costo, ma come una risorsa, un’opportunità. Da qui può prendere forma una nuova alleanza capace di generare valore condiviso.
Il tavolo si è chiuso con un messaggio forte e chiaro: oggi servono ponti, non muri. Serve superare i pregiudizi, riconoscersi come alleati, costruire insieme un’economia più equa e sostenibile. E con il confronto si sono lasciate aperte domande importanti: quale modello economico vogliamo trasmettere a chi verrà dopo? Le imprese sociali sono una risposta ai bisogni del terzo settore o un’occasione per ripensare le logiche del capitalismo? Può la consapevolezza dell’impatto sociale diventare la leva per immaginare scenari nuovi e più umani?
Le riflessioni sono state molte. Così tante da far emergere la volontà condivisa di ritrovarsi ancora per continuare a far crescere questo spazio di confronto.
A concludere i lavori è stato Felice Scalvini, che ha sottolineato l’importanza di fondare l’impresa sociale su basi teoriche solide, supportate dalla ricerca e dal pensiero critico. In quest’ottica, i tavoli di confronto potrebbero rappresentare il punto di partenza per la nascita di un gruppo di ricerca trasversale, capace di dare forma a un sapere condiviso e utile a sostenere l’evoluzione del settore.
Ringraziamo ancora tutte e tutti coloro che hanno preso parte a questa giornata. Continuiamo insieme il percorso, con la convinzione che il confronto autentico, l’ascolto reciproco e l’impegno condiviso siano strumenti preziosi per generare un cambiamento reale e duraturo.