di Silvia Anna Barrilà 

La scena musicale e culturale della capitale tedesca, da decenni faro della vita notturna europea, sta affrontando una crisi senza precedenti. I leggendari club berlinesi, simbolo di libertà e trasgressione, sono sempre più minacciati da speculazione edilizia, normative stringenti e le conseguenze economiche della pandemia.

Berlino è da sempre considerata la capitale europea della techno, con templi della musica che attirano migliaia di appassionati da tutto il mondo, come l'Ostgut, precursore del famosissimo Berghain, all'interno dei locali di una ex centrale elettrica di Berlino Est risalente ai tempi della DDR, eletto nel 2009 come miglior club al mondo e temuto per l’arbitraria selezione alla porta; il Tresor, aperto nel 1991 nell'ex caveau della banca del grande magazzino Wertheim, costruito nel 1926 sulla Leipziger Straße, con il suo ambiente spartano e privo di decorazioni, centinaia di cassette di sicurezza divelte e la musica dura e meccanica (da allora ha cambiato location e si trova oggi in una centrale elettrica non lontana) e il Watergate, con la terrazza sulla Sprea.

La scena club di Berlino è strettamente legata alla storia della città e si è sviluppata rapidamente dopo la caduta del Muro. I tanti edifici e fabbriche vuoti nella parte est fornirono la base ideale per la nascita dei club, offrendo spazi liberi per feste scatenate e plasmando l'atmosfera unica degli anni '90. I giovani erano alla ricerca di nuovi stimoli e li trovarono nella scena della musica techno e house.

Già negli anni '80, la musica elettronica si era diffusa in Germania, specialmente a partire da Francoforte, grazie ai soldati statunitensi di stanza nel paese. Musicisti di Detroit come Juan Atkins si esibirono nei club tedeschi, favorendo un fertile scambio culturale e musicale. Negozi come l'Hard Wax di Berlino furono fondamentali per l'importazione e la diffusione del techno di Detroit e locali come, appunto, il Tresor divennero centri nevralgici della scena, plasmando profondamente l'identità della città nel periodo post-riunificazione, con la sua atmosfera di trasformazione urbana e sociale. La cultura techno si diffuse a est così come a ovest, contribuendo a fondere le due scene.

Oggi la cultura club berlinese è famosa in tutto il mondo, ma negli ultimi anni molti locali storici hanno chiuso i battenti, vittime dell’aumento degli affitti e dei costi, della speculazione edilizia e delle pressioni dei nuovi residenti, che lamentano il rumore notturno.

Per esempio, il Sage Club è stato chiuso nel 2023 dopo 25 anni di attività. Fondato nel 1997, nel 2007 concesse i locali durante i weekend al KitKatClub, famoso per il dresscode fetish e l’atteggiamento sex-positive, che allora era in cerca di una nuova sede. Nel novembre 2019 iniziarono a circolare notizie sullo sfratto imminente dei due locali, Sage Club e KitKatClub, dall’edificio di Köpenicker Straße entro giugno 2020 a causa della risoluzione del contratto d’affitto. In realtà, la decisione riguardava solo il rapporto tra i gestori del Sage e il proprietario, che avrebbe intavolato trattative dirette con il KitKatClub. Quest’ultimo, che nel 2024 ha celebrato il suo 30° anniversario, ha ispirato una nuova generazione di party progressisti e sex-positive in tutto il mondo, influenzando realtà come il Ministry of Freedom di Budapest.

Anche il Griessmühle, aperto nel 2011 in un ex pastificio, è stato demolito nel 2020 per far spazio a un progetto immobiliare, nonostante le proteste di Centinaia di persone che si sono riunite a Neukölln per contestare la chiusura del locale al grido di “la cultura del clubbing è cultura”.

Altri club che hanno chiuso nello stesso anno sono Rummels Bucht e Ipse, mentre Re:mise e Mensch Meier hanno chiuso nel 2023.

Il Watergate, aperto nel 2002 in un edificio per uffici sulla Sprea, ha chiuso alla fine del 2024. Già prima della cessazione delle attività è stato al centro di polemiche per la gestione, i prezzi più alti e l'atmosfera sempre più "mainstream", tanto che qualcuno ha posizionato una lapide davanti al locale a rappresentare la sua morte.

L’ultima triste notizia è l’incendio, probabilmente doloso, al club Wilde Renate, anch’esso destinato alla chiusura alla fine dell’anno. Fortunatamente non ci sono stati feriti e il club ha potuto riaprire nei giorni successivi.

Nonostante la fama internazionale, questi locali affrontano sfide sempre più complesse, tra pressioni economiche, cambiamenti culturali e tensioni con le istituzioni. Il Berghain rimane il simbolo indiscusso della techno berlinese, con la sua aura di esclusività e libertà. Tuttavia, anche qui iniziano i problemi: aumenti dei costi di energia e affitti, logiche commerciali più spinte e il rischio di diventare una "attrazione turistica" più che un vero spazio underground.

L’About Blank, nato come progetto collettivo e politico, cerca di resistere alla commercializzazione, ma le nuove leggi sul rumore e i costi operativi crescenti mettono a rischio il suo modello.

Le minacce comuni a tutti i club sono la gentrificazione, con gli affitti che salgono e gli spazi culturali che vengono sostituiti da appartamenti di lusso. La burocrazia e le restrizioni, con le norme antirumore e le licenze sempre più complicate. E poi la pandemia e l’inflazione, con i rincari che hanno colpito duramente un settore già fragile.

Il lockdown durante la pandemia ha aggravato la situazione: molti club, già operativi con margini ridotti, non sono riusciti a riprendersi. Anche dopo la riapertura, il calo del turismo e l’aumento dei costi energetici hanno reso difficile la sopravvivenza.

"Berlino senza club è come Parigi senza café" ha dichiarato Lutz Leichsenring, già portavoce della Clubcommission, associazione che difende i locali notturni. "Stiamo perdendo pezzi fondamentali della nostra identità culturale."

Alcuni passi avanti ci sono stati: nel 2022, il Senato di Berlino ha approvato un fondo da un milione di euro per sostenere i club in difficoltà. Inoltre, è stata introdotta la "clausola culturale", che permette di proteggere alcuni locali storici dalla gentrificazione.

Tuttavia, per molti è troppo poco. "Servono politiche più radicali, come affitti calmierati e leggi urbanistiche che privilegino la cultura rispetto al profitto" ha sottolineato Dimitri Hegemann, fondatore del Tresor.

Nonostante tutto, la scena underground berlinese resiste. Nuovi spazi stanno nascendo in zone periferiche, come Wedding e Neukölln, e il movimento #SaveNightlife continua a mobilitarsi per salvare ciò che resta.

"Berlino ha sempre saputo reinventarsi" ha dichiarato Pamela Schobeß, dj e attivista, "ma se perdiamo i nostri club, perderemo l’anima della città."

Come riporta il quotidiano Taz, un sondaggio condotto alla fine dell’anno scorso dalla Clubcommission tra i club berlinesi rivela un drammatico calo del settore: nel primo semestre del 2024, i ricavi sono diminuiti del 55% rispetto all'anno precedente, mentre i profitti sono crollati del 61%. Il presidente dell'associazione dei club Marcel Weber ha presentato i dati durante un'audizione al parlamento regionale di Berlino, avvertendo che metà dei club intervistati non sa se riuscirà a sopravvivere.  Le cause indicate sono state l’aumento dei costi, dagli affitti all’energia ai salari (soprattutto per i tecnici) e la produzione, diventati insostenibili. Anche il cambiamento nelle abitudini dei clienti gioca un ruolo importante: dopo il boom post-pandemia del 2023, l’aumento del costo della vita ha ridotto la spesa per l’intrattenimento. Ma c’è anche la concorrenza dei grandi concerti, con i biglietti costosi per gli eventi musicali di massa che lasciano poco budget per i club. Persino gli Europei di calcio l’anno scorso hanno avuto un effetto negativo, infatti, i prezzi elevati di viaggi e alloggi hanno scoraggiato i turisti, mentre i tifosi non hanno frequentato i club.

Le conseguenze sono anche una ridotta diversità musicale, poiché vengono eliminati eventi con artisti emergenti o generi di nicchia. Pamela Schobeß, che gestisce il club Gretchen, teme che Berlino perda la sua vivacità culturale, trasformandosi in un una monotona offerta standardizzata. 

I club chiedono per questo sussidi mirati alla politica, soprattutto, per coprire i costi di produzione, ma la crisi del bilancio pubblico rende improbabile tale prospettiva. Lo scorso giugno, intanto, è stata presentata una “strategia per l’economia della notte”, con 30 raccomandazioni, tra cui la creazione di un gruppo di esperti, l’inclusione dei club nei tavoli di sviluppo urbano.

Un’altra questione che i club devono affrontare è quella della sostenibilità. Si stima che in un weekend un club medio consumi tanta energia quanto un monolocale in un anno, tra ventilazione, riscaldamento, refrigerazione, servizi igienici, illuminazione, impianti audio.

Berlino resta la capitale mondiale della techno, ma la sua scena è in bilico tra adattamento e resistenza. Se alcuni club cercano compromessi per sopravvivere, altri rischiano di perdere la loro anima. La domanda finale è: cosa resterà dello spirito originale in una città che cambia rapidamente?

In un’intervista al Freitag, la famosa dj Ellen Allien, produttrice e fondatrice della celebre etichetta berlinese BPitch Control, ha sottolineato come Berlino sia sempre stata un luogo di disordine creativo, dove l'arte e la musica techno prosperano grazie alla mancanza di strutture rigide. Ma ha criticato la crescente gentrificazione e commercializzazione della città, che rischia di soffocare la scena underground. Per Allien, la techno è più che semplice intrattenimento: è un linguaggio universale che unisce persone diverse e supera barriere sociali, e ha ribadito l'importanza di club come spazi di sperimentazione, dove il "non definito" (das Unübersichtliche) diventa una forza positiva. L’artista ha espresso preoccupazione per le normative sempre più restrittive, ma rimane ottimista: la scena berlinese ha sempre saputo reinventarsi. L’invito è a lottare per preservare gli spazi culturali indipendenti, fondamentali per la vitalità artistica della città. Celebrare il caos per abbracciare il futuro senza paura.


Silvia Anna Barrilà è giornalista freelance e consulente, si occupa di mercato dell’arte e design, ha vissuto a lungo a Berlino a partire dai primi anni 2000.