Vieri Igor Traxler e Pierluigi Lodi Rizzini

Ogni gesto di rottura può apparire come puro dissenso o come nascita di nuovi codici: il confine è sottile, spesso impercettibile.

D’altra parte, i modelli culturali dominanti sono tali proprio perché accettati e condivisi dalla stragrande maggioranza di una collettività. Essa si identifica in loro, spesso in maniera passiva, ma c’è qualche voce che si discosta dal coro.

In tale panorama si inserisce la dinamica della controcultura, quale insieme di modelli culturali e comportamentali che si contrappongono radicalmente a quelli dominanti in una società, in un dato momento.

 Ed è proprio il concetto della radicale contrapposizione di modelli che oggi ha senso analizzare nel suo contrasto con una, o più, posizioni dominanti, con un case study tratto dal mondo musicale contemporaneo.

Tra le figure di spicco nel panorama artistico odierno, emergono due artisti che si muovono all’interno di un genere nato proprio, per definizione, come filone di rottura: la trap, sottogenere musicale dell'hip hop, che vede i suoi albori nel sud degli Stati Uniti alla fine degli anni Novanta, per poi fiorire in gran parte del mondo nell’ultimo decennio.

Bello Figo e VillaBanks, pur molto diversi tra loro per estetica e linguaggio, rappresentano due traiettorie espressive di tale genere e della controcultura musicale contemporanea. Entrambi hanno fatto della propria identità artistica un atto politico, ridefinendo i confini tra provocazione e legittimazione.

Analizzarli significa esplorare due livelli sovrapposti di controcultura: la scelta di vita e la scelta artistica. Entrambe rischiose, entrambe cariche di un'etica che non si lascia piegare.

Veri artisti, che hanno rifiutato di adattarsi ai modelli prestabiliti, tracciando un percorso tutto loro rendendolo percorribile e ridefinendo le regole del gioco.

Per uno, usare l’ironia su immigrazione, razzismo e privilegio bianco ha significato mettere in crisi l’ipocrisia della società italiana; per l’altro, la sessualità esplicita è stato un terreno di liberazione e disinnesco per il dialogo su tabù generazionali e costruzioni tradizionali dell’identità maschile.

Bello Figo è un artista, performer e creator ghanese, cresciuto a Parma. È diventato noto al grande pubblico per il suo stile unico ed inconfondibile, che comprende l’utilizzo del sarcasmo in chiave provocatoria per affrontare temi sociali contemporanei, anche molto sensibili.

VillaBanks è un cantautore italiano, cresciuto tra Francia, Italia, Spagna e America. La sua formazione internazionale e la sua capacità di passare fluidamente tra lingue, contesti e stili musicali lo rendono uno dei volti più singolari e riconoscibili della trap italiana contemporanea. La sessualità è uno dei temi centrali della sua produzione, al punto da diventare cifra stilistica e strumento di rottura dei codici tradizionali del rap italiano.

Ma veniamo ai fatti.

Il modo per essere controculturale e avere un successo commerciale di massa è dire e fare cose radicali in una forma conservatrice ha detto Andy Warhol. Questa è la prima forma di controcultura: vivere secondo un’etica autonoma, indipendentemente dai costi. È il gesto che, nei tardi anni ‘70, fece del punk un urlo collettivo. Malcolm McLaren e i Sex Pistols non volevano "piacere": volevano disturbare, infastidire, smascherare. Ma anche lì, la scintilla anti-sistema fu presto confezionata in prodotti da vendere nei centri commerciali. La musica come espressione totale dell’identità: VillaBanks non rinuncia al linguaggio esplicito, al sesso, al narcisismo e alla vulnerabilità: non come provocazione, ma come verità. Bello Figo usa la trap per fare satira sociale e politica, diventando un caso mediatico nel momento in cui tutto ciò che rappresenta è diventato inaccettabile per le istituzioni, ma irresistibile per i giovani. In entrambi i casi, c’è un filo rosso con altri momenti storici: dai Beatniks americani al rap hardcore degli anni ‘90, la scelta artistica diventa atto politico, e proprio per questo viene prima demonizzata, poi sedotta dal mercato.

Diversi brani di Bello Figo, primo tra tutti Non pago affitto, sono stati oggetto di forti polemiche, generando dibattiti pubblici, interventi politici e prese di posizione dell’opinione pubblica, sino a sfociare in (mai giustificabili) minacce e nella cancellazione di diversi suoi concerti per motivi di ordine pubblico.

Grazie a questa controversia, Bello Figo ha attirato l’attenzione dei media e delle nuove generazioni, diventando una vera e propria icona della dissacrazione e della provocazione musicale. Nel 2016, Rolling Stone lo ha definito l’artista più politicizzato d’Italia, sottolineando come il suo approccio apparentemente naïf contenga invece una critica feroce e diretta ai discorsi di potere e alle retoriche istituzionali.

Sulla scia di tale controverso percorso, senza mai rinunciare alla sua essenza, nel 2023 ha firmato un (solo pochi anni prima fantascientifico) contratto discografico con Warner Music Italy, portando il suo stile e la sua poetica dissacrante anche nel mercato discografico mainstream. La sua figura è oggi al centro di riflessioni su satira, migrazione e rappresentazione culturale nelle nuove generazioni, oggetto di studio e di continua analisi.

VillaBanks, che inizia a far uscire canzoni all’età di 15 anni, nel 2019 pubblica il suo primo progetto Non lo so, autoprodotto e pubblicato su tutte le piattaforme in una situazione di totale indipendenza. Il disco conquista l’attenzione della scena underground e, ottiene anche un disco d’oro. Con brani come Caribe, VDT, Mentirosa e Liquor, mescola narrazione sessuale, estetica narcisa, fragilità emotiva e linguaggio esplicito, proponendo un immaginario che spesso divide, ma non lascia indifferenti. Firma con Virgin Records e pubblica progetti con El puto mundo, Filtri+Nudo e Sex Festival, ottenendo grande successo, svariate certificazioni e inserimenti regolari nelle playlist editoriali di Spotify.

La sua figura si colloca in quell’area fluida dove la controcultura incontra la cultura di massa, rendendolo un simbolo contemporaneo del modo in cui la musica può ancora disturbare, smontare aspettative e proporre nuovi modi di essere, talvolta, fastidiosi.

Nel momento in cui la società decide di premiare ciò che inizialmente ha rifiutato, nasce una domanda: la controcultura ha vinto, o è stata inglobata?

Due episodi apparentemente marginali hanno dimostrato con forza quanto la controcultura, soprattutto quella veicolata attraverso la musica, possa sedimentarsi nel linguaggio quotidiano, fino a trasformarsi in comportamento collettivo. Il primo, molto recente, riguarda Bello Figo e il suo brano Referendum Costituzionale, uscito nel 2016 come parodia esplicita del linguaggio politico italiano. A ridosso dell’ultimo voto referendario, quel suono è tornato virale su TikTok: centinaia di utenti, soprattutto giovanissimi, lo hanno utilizzato per spingere gli altri ad andare a votare. Un pezzo nato per disturbare e ironizzare è diventato un mezzo per attivare, partecipare, scegliere.

Non è più solo una canzone: è diventato un simbolo generazionale.

Il secondo episodio coinvolge VillaBanks. Anche qui è TikTok il catalizzatore: un trend diffuso mostrava adolescenti far ascoltare il suo brano il DOC 3 ai propri genitori in macchina, riprendendone le reazioni tra l’imbarazzo, lo sconcerto e la risata. Il brano, carico di linguaggio esplicito e narrazione sessuale diretta, mette a nudo il cortocircuito culturale tra generazioni, evidenziando come ciò che prima era marginale o inaccettabile diventa parte della normalità quotidiana.

Questi episodi confermano che la controcultura non solo si infiltra nel mainstream, ma diventa codice comune, specialmente per chi cerca uno spazio di rappresentazione.

Bello Figo, in particolare, si è trasformato per molti giovani, italiani ma soprattutto stranieri, in un punto di riferimento. Il suo impatto va oltre il personaggio: è una dimostrazione concreta di come la sua voce, a tratti ironica e scherzosa, possa diventare voce guida.

Bello Figo con le celebri discussioni in TV, VillaBanks nei dischi d’oro e nelle playlist di Spotify: qui si manifesta il paradosso contemporaneo. Controcultura e industria non sono più poli opposti, ma spesso sovrapposti. La provocazione si trasforma in prodotto quando il disallineamento diventa tendenza.

Questa è la dinamica dello shock estetico normalizzato, un meccanismo descritto già da McLaren nel punk e da Andy Warhol prima ancora: "Dire cose radicali in forma conservatrice è controcultura."

Villabanks e Bello Figo mettono in chiaro un punto: il successo non ha valore se non è alle loro condizioni. La controcultura, per esistere, ha bisogno di un’etica: un modo proprio di stare al mondo che non si lascia definire da premi, classifiche o algoritmi. In questo senso, il vero gesto sovversivo non è l’apparizione in TV, ma restare fedeli alla propria visione anche quando il riflettore è puntato. E spesso i primi a capire tutto questo sono i più giovani, come in ogni rivoluzione culturale: sono loro a captare e adattare il cambiamento, per poi proiettarlo nel tempo. La controcultura non muore quando viene assorbita. Si trasforma, si nasconde, muta codice. Come un virus, penetra nei sistemi per modificarli da dentro.

Villabanks e Bello Figo sono parte di questa mutazione: artisti che non lottano contro il sistema, ma lo sovrascrivono con un’altra grammatica. E in questo, restano controcultura anche da protagonisti del mercato.


Classe 2000, cresciuto tra Milano, Parigi, New York, Firenze e Palma de Mallorca, il giovane Villabanks ha iniziato a dedicarsi completamente al rap all'età di 15 anni. Dopo una serie di mixtape autoprodotti e diversi singoli pubblicati sui canali di streaming e digital store, nel 2019 pubblica “Non lo so”, il suo primo album ufficiale. Interamente autoprodotto, il disco è trascinato dal successo virale di “Candy”, brano contenuto al suo interno: in maniera completamente organica, la traccia supera presto i 7 milioni di streaming su Spotify, diventando uno dei brani più presenti sulla piattaforma Tik Tok. Il primo gennaio 2020 pubblica “Quanto Manca”, secondo disco ufficiale: unico featuring nelle 10 tracce è Bello Figo. Ad aprile di quello stesso anno firma un contratto discografico con Universal Music Italy. Dal 2020 ad oggi fa uscire 8 nuovi progetti- l’ultimo in distribuzione da Sony-accumulando 23 certificazioni di cui 13 platini. Iniziative come quelle del Sex Festival o i Talk nelle scuole e nelle piazze (questi ultimi in collaborazione con Livio Ricciardi) denotano la volontà di farsi portavoce di un sentimento generazionale e di sensibilizzare il pubblico su determinate tematiche quale la sessualità e l’affettività.

Classe 1992, di Parma, Pierluigi Lodi Rizzini esercita come Avvocato nel campo della proprietà intellettuale, con un focus particolare nel mondo musicale. È procuratore e consulente di diversi artisti della scena urban, oltre che di etichette discografiche ed agenzie di booking. Autore di numerosi brani.

L’articolo è stato scritto con la collaborazione di Giacomo Bianchi.


Le fonti consultate sono:

  • "Controcultura e rivoluzione sessuale" – Clionet
  • "La controcultura nella musica trap" – Tesi di laurea, Università di Padova
  • "La controcultura nella musica contemporanea" – Università di Torino
  • "Controcultura e musica trap" – Google Books
  • "Punk Politics: Fighting The Power, From Sex Pistols To Anti-Flag" – uDiscover Music