Lo strumento del voucher culturale è una misura tutt’altro che sbagliata, ma richiede una elaborazione di politica culturale di più ampio respiro, con un orizzonte diverso e una applicazione che risponde ad altre logiche sottostanti. Quello che serve non è una mancia per stimolare un po’ di consumi culturali, ma occorrono degli incentivi affinché cambino le modalità di gestione delle imprese culturali e la loro offerta. La scelta dei voucher è corretta se sposta tutto o parte del finanziamento pubblico dal lato dell’offerta a quello della domanda, dalle istituzioni culturali ai cittadini.
Sorgente: “In amicorum numero”: Stato, cultura e paghette – LeoniBlog
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