I musei sono Aziende Culturali (con la A e la C maiuscole), la Cultura ed il patrimonio culturale italiano sono una risorsa vera (tanti anni fa si parlava di giacimenti culturali, quasi ad assimilarli, per l’Italia, a quelli petroliferi); nel nostro Paese si può/deve parlare di impresa culturale ma, a parte il Direttore, i soggetti chiamati alle funzioni sopra descritte in qualità di membri del Consiglio devono assolvere a questo loro ruolo pro bono (per non dire in perdita). Prevedere il contrario, in un sano e corretto quadro di esclusione di sperperi o risorse (ben possibile), non avrebbe comportato un assalto alla diligenza della Cultura. Oltretutto i meccanismi di determinazione dell’emolumento (sempre rinunciabile…), credo compatibili anche con la contabilità pubblica, potevano essere modulari, proporzionali ed anche innovativi: e qui le scienze economico/aziendali potevano soccorrere anche in ottica innovativa, come pure l’esperienza del c.d. terzo settore, in cui si è progressivamente abbandonato il «pro bono» in favore di una giusta mercede professionalizzante le attività dell’ente.
Sorgente: Responsabilità pro bono
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