L’acceso dibattito sull’innalzamento del tetto all’uso del contante vede contrapposti due schieramenti. Da un lato, chi ritiene la misura irrilevante, perché è facile da aggirare e quindi inutile come tutte le norme non applicabili: per molti servizi (come dentista o idraulico) si possono far figurare due pagamenti da 600 euro invece di uno da 1.200. A maggior ragione nel caso delle imprese criminose, le cui transazioni, in contanti e non, avvengono lontano dagli occhi delle autorità e sono ovviamente immuni al tetto.Dall’altro lato, c’è chi vede nell’innalzamento del tetto un regalo agli evasori. Per costoro, si tratta di una misura efficace: se i cittadini lo rispettano, aumenta l’utilizzo degli strumenti di pagamento tracciabili (carte di debito o credito, bonifici), rendendo più complessa l’evasione dell’Iva per commercianti e imprese.L’economia è una scienza empirica il cui progresso richiede, oltre a qualche deduzione logicamente coerente, dati con cui confrontare le ipotesi. Purtroppo, in questo dibattito, i dati sono i grandi assenti.
Sorgente: Il tetto al contante: tanto rumore per nulla | Francesco Lippi
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