Nel nostro Paese c’è chi attribuisce alla cultura una funzione quasi miracolistica, in genere abbinata ad una visione “petrolifera” secondo la quale il patrimonio culturale, un po’ come i combustibili fossili, genererebbe ricchezza per il semplice fatto di esistere, a patto che si individui la “formula magica” che renda ciò possibile (leggi: un modello di valorizzazione capace di generare ingenti profitti dallo sfruttamento turistico-commerciale del patrimonio). C’è chi al contrario nega alla cultura qualunque reale potenziale di sviluppo, considerandola un puro centro di costo per la finanza pubblica e incapace di generare autonomamente valore economico. In realtà tutte e due le visioni sono palesemente infondate. La cultura produce sviluppo, ma attraverso modalità e canali in gran parte diversi da quelli suggeriti dalla visione ”petrolifera”.
Sorgente: Cultura, si torna a investire – Il Sole 24 ORE
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