Una ricerca commissionata da Intercultura a Ipsos rivela che solo il 18% degli insegnanti si può definire «internazionale». Metro di misura, un periodo di almeno un anno trascorso all’estero. I prof «aperti» — che cioè hanno seguito un percorso di formazione anche più ridotto — fino a quattro mesi —, o coinvolto gli studenti in scambi di classe o gemellaggi — sono il 22%. Due terzi sono «local»: mai stati all’estero per motivi professionali, o solo per accompagnare i ragazzi in gita. Persino tra i prof di lingue, i più votati all’internazionalizzazione, la maggior parte non ha mai partecipato a progetti all’estero.
Una grande immobilità. Che rispecchia anche stili diversi di insegnamento: più aperti, aggiornati, appassionati gli «internazionali». Stimolanti, ma esigenti, poco innovativi, i «local». Intanto gli studenti non hanno un sostegno adeguato quando decidono di partire. E al rientro non vengono riconosciute le competenze acquisite.
Sorgente: Corriere della Sera
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