Intervista a Richard Sennett

Intervista a Richard Sennett

Il nuovo capitalismo ha smantellato le istituzioni e ha trasformato le carriere in meri lavori. Le carriere di un tempo richiedevano un impegno continuativo sia nella costruzione di un corredo di competenze individuali, affidabili, salde, sia nella tessitura di un insieme di relazioni sia verticali sia orizzontali. Negli anni Sessanta e Settanta la negoziazione fra dirigenti e manodopera poteva anche essere ruvida ma alla fine si giungeva comunque a un accordo che consentisse di andare avanti. I quadri intermedi erano a conoscenza delle decisioni dei dirigenti, e la consapevolezza della rotta comune era tale da motivare tutti. Esisteva anche una propensione al sostegno reciproco dei lavoratori che, in caso di necessità, vuoi per un dramma familiare, vuoi per il semplice scivolone di un collega che magari si era ubriacato, si aiutavano e si coprivano affinché il lavoro procedesse e non ci fossero conseguenze serie per nessuno. La potente individualizzazione del divide et impera odierno, il crescente potere dei manager che non sanno ormai più nulla del lavoro che viene svolto e che hanno interrotto la comunicazione con i quadri che lo eseguono ma che sono stati espunti da qualunque potere decisionale congiunto, la scomparsa o l’estremo indebolimento di strutture, corporazioni e associazioni a difesa dei lavoratori, mettono oggi l’uno contro l’altro, così come inducono spesso proprio le categorie di lavoratori più svantaggiate a guardare con sospetto o con odio agli immigrati che potrebbero rubare il posto a chi ce l’ha e non sa se e fino a quando potrà conservarlo.

viaRiccardo Mazzeo. Intervista a Richard Sennett | Doppiozero.

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