La Germania ha 80 milioni di abitanti, il Partito comunista cinese 88 milioni di iscritti, ma le borse di Shanghai e Shenzhen hanno 90 milioni di conti individuali di intermediazione, cioè di piccoli azionisti, per il secondo mercato azionario più grande del mondo (dopo quello Usa) in termini di volume di scambi annuo: 14mila miliardi di dollari totalizzano Shanghai, Shenzhen e Hong Kong congiuntamente (27mila in totale per Wall Street e il Nasdaq), cioè oltre il doppio rispetto alla terza classificata, Tokyo. Queste caratteristiche così particolari, così come i recenti cambiamenti nel mondo del risparmio cinese, spiegano l’estrema volatilità a cui assistiamo in questi giorni: crescita record fino al 12 giugno, crollo del 26 per cento nell’ultimo mese; ma il mercato azionario rimane a un più 83 per cento rispetto allo scorso anno.
viaPiccoli risparmiatori in fuga. E ora la Cina rischia la sua crisi del ’29 | Linkiesta.it.
Your Comment
Leave a Reply Now