Spesso si sente parlare del Patrimonio culturale del nostro Paese. Altrettanto spesso si tende a volere enfatizzare il valore del nostro patrimonio, e al ruolo di protagonista che l’Italia riveste nel mondo. Eppure, nonostante su questo tema non manchino autorevoli studi, proposte parlamentari e opinioni molto disparate, non si può in alcun modo stabilire quale sia il “valore” di questo patrimonio: inestimabile, si dice. E il discorso passa oltre.
Il risultato è che, nell’era delle misurazioni impossibili, dei big-data e delle catene di “mall” che riescono a capire prima delle loro clienti il loro “stato interessante”, non riusciamo a determinare come e quanto la presenza di queste meraviglie possa incidere sulla ricchezza del nostro Paese.
Si preferisce parlare di “indotto”, parola molto in voga qualche anno fa, o di economie indirette, esternalità, e intanto nei nostri bilanci non c’è posto per la Reggia di Caserta, per il Colosseo o per quella Fontana di Trevi che nessuno al di fuori del genio comico di Totò avrebbe potuto vendere.
viaPatrimonio culturale: una questione di valore | Artribune.
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