La veloce diffusione e il costante perfezionamento di ammorbidenti, saponi, detergenti e deodoranti per il corpo ha regalato agli ambienti della nostra società, e a noi che ci viviamo, un costante profumo, sempre più dolce e pulito. Persino i negozi e le compagnie aeree stanno creando e proponendo strumenti per profumare i loro ambienti e i loro clienti con aromi brandizzati e protetti da copyright. Questa è una buona notizia per i nostri nasi, ma è una pessima notizia per un mercato un tempo più di successo: quello dei profumi.
Negli Stati Uniti, per esempio, le vendite di profumi di medio livello – quei profumi dal prezzo accessibile, non creati da case di moda – si sono dimezzate dal 2000 a oggi. Una ricerca di Euromonitor International ha mostrato che nel 2014 il mercato dei profumi di questo tipo valeva, negli Stati Uniti, l’equivalente di circa 600 milioni di euro. I profumi più costosi – quelli più famosi, con nomi riconoscibili, promossi da importanti campagne pubblicitarie – hanno invece venduto molto di più: dal 2000 a oggi le vendite di profumi di qualità sono aumentate negli Stati Uniti del 16 per cento, fruttando complessivamente circa 5 miliardi di dollari l’anno scorso.
viaLa crisi dei profumi economici – Il Post.
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