Si è finalmente concluso il teatrino burocratico che ha coinvolto Banca d’Italia e poi il Parlamento per la definizione e approvazione degli ultimi tasselli normativi necessari per permettere ai risparmiatori di negoziare i fondi comuni italiani in Borsa.
La libertà di poter comperare un fondo comune in Borsa rappresenta un’innovazione dirompente nel mondo del risparmio gestito. Un prodotto diffuso e apprezzato come il fondo comune diventa facilmente accessibile in un ambiente che favorisce il confronto, e quindi la trasparenza e la concorrenza, e a costi inferiori.
Un dibattito sulle caratteristiche e le possibilità offerte da questo nuovo canale è però quasi totalmente assente dai media e dai dibattiti promossi dal settore del risparmio gestito. Eloquente in questo senso è stata l’appena conclusa edizione del Salone del Risparmio, la fiera degli operatori del settore promossa da Assogestioni, dove in tre giorni di conferenze poco o niente è stato detto sulla principale vera novità che sta per coinvolgere il settore e i risparmiatori.
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