L’eleganza del ricco

Non è mai questione di soldi ma di prospettiva. È questione di armonia, di abbandono, di curiosità. Di cuore e di vita. L’eleganza non ha nulla a che vedere con il denaro e il suo inferno ma con l’appartenenza culturale e la tradizione, la grammatica sociale che, come per le regole, solo chi conosce può permettersi di rompere.

L’eleganza è nei dettagli, e il denaro non lo è. I membri della Sape, la Société des ambienceurs et des personne élégantes, sono poliziotti, impiegati, persone povere che vivono in baracche a Brazzaville, in Congo. Persone sorprendenti che hanno imparato la moda in occidente e l’hanno riscritta, ne hanno fatto un vanto senza trasformarlo in un segno di superiorità.

I Sapeurs conoscono il potere del colore, il valore della ricerca, l’impegno necessario ai sogni. Sono lottatori, idealisti, pacifici e educati, per una società democratica ed elegante. Sono dandy fuori tempo e fuori luogo uniti dal filo rosso dei loro abiti.

Sono, forse inconsapevolmente, la risposta a mille domande di economia, al senso dei rating delle agenzie, falsi e autonominati professori. Alla decrescita serena di Latouche, alla possibilità di una prosperità non mercantile ma basata sulla gioia di vivere.

Sono l’esempio, macroscopico e colorato, della distanza tra Pil e felicità, tra felicità e regole. Che il denaro è un mezzo, che l’intero è altro.

Viviamo un mondo veloce e avido, sgraziato e volgare. Un mondo in cui troppo spesso il profitto è la meta che poi, fatti i conti, solo pochi raggiungono. Un mondo speculato e poco speculare. Un mondo dove si vendono babbi natale da appendere ai balconi e, soprattutto, dove qualcuno li compra, in cui abbiamo sostituito l’ironia con ipocrisia, la curiosità con la televisione, le legittime discussioni con le denunce insensate come i neon degli uffici pubblici. Dove cultura e eleganza, quella da vestirsi dentro, non sono di moda.

Un mondo in cui lo Stato non dà il buon esempio, pretende molto e spreca di più. Un mondo troppo regolato per essere preciso, in cui tutto viene complicato fino ad apparire assurdo, fino ad essere eludibile.

Ci siamo creati gabbie fatte di norme, ci siamo attorniati da mostri burocratici, ci siamo ritrovati in incubi bollati, in un girone oscuro come una foresta fittissima in cui, in Italia, serve un cammino lungo 137 ore (17 giorni di lavoro, per capirsi) per poterne uscire, per fare quei conti là, per soddisfare tutti gli adempimenti tributari ordinari di un solo anno.

Ci siamo resi impossibile la vita da soli mentre per un Sapeur le regole sono solo tre:

  • mai più di tre colori nello stesso outfit
  • niente bretelle se non hai la pancia
  • il portamento è importante: è camminando che possono essere ammirati i dettagli. Calze incluse.

Potete scommettere su chi sia più felice, chi sia più ricco davvero. E il denaro, come volevasi dimostrare, non c’entra nulla.

A tutti studioLombard per Lamiafinanza / Il fisco e i contributi al fondo pensione dell’amministratore
Your Comment

Leave a Reply Now

Your email address will not be published. Required fields are marked *